Quali sono i migliori film tratti dalle opere di Stephen King?
Immagino vi sia capitato spesso di leggere nelle note generali di un film, mentre cercate tra i titoli di Netflix, Prime etc. di come questo o quel prodotto cinematografico siano stati tratti “dal capolavoro di Stephen King” o cose del genere. Del resto il nome di King è diventato nel tempo un marchio di qualità, da apporre su film e serie televisive come si fa con i bollini blu sulle banane…
In un mondo ideale, sarebbe bello scoprire che tale marchio corrisponde in effetti ad un livello qualitativo ineccepibile, che vi sappia intrattenere, spaventare ed emozionare allo stesso tempo senza farvi rimpiangere di aver scelto questo o quel titolo per passare una serata di svago davanti allo schermo televisivo.
Del resto non è mai facile capire quali siano veramente i migliori film tratti da Stephen King

Perchè la cruda realtà è che non tutti i film tratti dalle opere di Stephen King sono meritevoli di essere visti, così come… RULLO DI TAMBURI DENSO DI TENSIONE… non tutto ciò che King ha scritto è un capolavoro a prescindere.
So bene che quanto ho appena detto offenderà i Kingofili più integralisti, ma pregherei quest’ultimi di non volerne a male (niente bombe sotto alla macchina, vi prego), perché vi posso assicurare che adoro Stephen King fin dall’età in cui ho imparato a leggere e per quel che mi riguarda King si erge come un gigante nell’Olimpo della letteratura mondiale, un classico ancora in vita, un mito intramontabile ed eterno.

Ma ritorniamo a noi e all’argomento di questo post: quali sono i migliori film tratti da un romanzo di Stephen King?
Io e Jason J. Myers, autore dei racconti horror presenti in questo blog, ci siamo presi la briga di stilarne una classifica dei migliori venti, con mini recensione a seguito. Speriamo entrambi di aver fatto un buon lavoro e reso giustizia al nostro autore preferito di sempre. Buona lettura!
20) L’ultima eclissi (1995)
Dolores Claiborne è il romanzo di King del 1993 da cui è stata tratta questa trasposizione cinematografica ad opera di Taylor Hackford, regista hollywoodiano specializzato in drammi, che mette la sua professionalità indubbia ma priva di guizzi creativi al servizio di una delle storie – insieme a Il Gioco di Gerald – che hanno segnato negli anni novanta il cambio di rotta sia a livello di scrittura che di tematiche del maestro. Dolores Claiborne, infatti, è forse una delle storie meno orrorifiche di King e non c’è un briciolo di soprannaturale in neppure una delle sue pagine, totalmente scritte in prima persona e con uno stile molto particolare, pieno di sgrammaticature e in forma di monologo. Il film di Hackford riprende senza porvi cambiamenti di sorta la storia originale, ma naturalmente ne mantiene solo in parte la forma del monologo. Kathy Bates è come al solito in forma smagliante – probabilmente scelta per il ruolo in seguito al successo planetario di Misery non deve morire – ma anche Jennifer Jason Leigh e Cristopher Plummer non sono da meno. Pur non brillando nello stile e nella rilettura, abbastanza piatta, vale almeno una visione.
VOTO 6 +
19) L’occhio del male (1996)
Tratto da un romanzo edito da King con lo pseudonimo di Richard Bachman nel 1984, “L’occhio del male” è un film diretto da Tom Holland ed interpretato – tra gli altri – da un ottimo caratterista come Joe Mantegna. Non privo di difetti, tra cui degli effetti speciali non eccelsi, una regia di stampo televisivo e un livello recitativo – ad eccezione del già citato Mantegna – non sempre all’altezza della situazione, il film di Holland merita in ogni caso di essere visto, se non altro per il coraggio di portare in scena uno dei romanzi meno noti e nonostante tutto più divertenti tra quelli scritti con lo pseudonimo di Richard Bachman. Non è un capolavoro quindi (da uno che ha diretto un capolavoro horror anni ottanta come Ammazzavampiri era lecito aspettarsi qualcosa di più) ma si lascia guardare e la storia è davvero divertente… insomma non si poteva non metterlo in questa lista dei migliori film tratti da Stephen King.
VOTO: 6 e ½

18) 1922 (2017)
1922 è la trasposizione relativamente recente di un racconto di King contenuto in “Notte buia, niente stelle” del 2010. Il racconto contiene molti dei temi Kinghiani più classici: il rimorso, il buio dell’anima, un delitto irrisolto, l’avidità dell’uomo e soprattutto i suoi fantasmi, sia quelli della mente che quelli per così dire “reali”. Ci sono poi alcune analogie – sicuramente volute – con un racconto molto bello di Bram Stoker “La casa del giudice”. La confezione è molto professionale e gli interpreti sono molto in parte, tutto il film in particolare si regge sulla straordinaria prova d’attore di un quasi irriconoscibile Thomas Jane. Alcuni jumpscare ben riusciti e una notevole resa della componente macabra – predominante nel racconto – ne fanno un prodotto molto riuscito, degno di essere visto almeno una volta.
VOTO: 7 –
17) L’allievo (1998)
L’allievo è un film diretto da Brian Singer, tratto dal racconto “Un ragazzo sveglio”, contenuto nella raccolta di novelle del 1982 Stagioni diverse. Il film è il secondo lungometraggio di Singer, dopo l’esordio fulminante di Quei soliti sospetti e vede tra i protagonisti un grandioso Ian Mckellen, che collaborerà poi con Singer anche per la serie di film sugli X-men nelle vesti di Magneto. Il racconto di King è uno dei suoi più riusciti, ma non il migliore: all’interno dello stesso “Stagioni diverse” si può collocare in terza posizione, dopo la “Redenzione di Shawshank” e quel capolavoro de “Il corpo”. Per quanto riguarda il film di Singer, invece, si può metterlo tra le trasposizioni più riuscite, anche se trattandosi di un lavoro minore non se ne poteva di certo trarre un film capolavoro. Diciamo che si lascia guardare, soprattutto se non si è prima letto il racconto (che non per usare i soliti luoghi comuni, ma in questo caso è leggermente migliore).
Voto: 7
16) 1408 (2007)
Tratto dal racconto omonimo contenuto nella raccolta “Tutto è fatidico”, 1408 è un solido film horror diretto con mestiere da Mikael Håfström ed interpretato da un John Cusack come sempre ottimo, il quale è affiancato da un altrettanto bravo Samuel L. Jackson; inutile dire che oltre alla storia molto bella – 1408 è uno dei racconti più originali e divertenti scritti da King – sono proprio questi due interpreti a rendere il tutto ancora più appetibile, dato che i ruoli che interpretano sembrano cuciti loro addosso. Håfström dal canto suo ci si mette d’impegno e confeziona un film spettacolare e divertente, spaventoso al punto giusto, seguendo l’intreccio Kinghiano ad eccezione del finale, più orientato all’happy ending e sostanzialmente meno pessimista rispetto all’originale. In ogni caso una cosa è certa: dopo questo film non riuscirete a dormire serenamente in una camera d’albergo per un bel pezzo, questo è poco ma sicuro.
VOTO: 7 +

15) La metà oscura (1993)
Tra i grandi registi horror che si sono cimentati con le opere di Stephen King, non poteva di certo mancare George A. Romero, che aveva già collaborato con il maestro più di dieci anni prima con le riprese del mitico “Creepshow”, caposaldo dell’horror anni ottanta. Per questo adattamento di “The Dark half”, romanzo di fine decennio del maestro, Romero mette le sue mani insanguinate su uno dei romanzi più belli e personali del Re, una storia di pseudonimi letterari e doppi malvagi intrisa di malvagità e terrore. Il risultato è un buon film, molto fedele alla trama letteraria, che però non è il capolavoro che era lecito aspettarsi da cotanta collaborazione. Lo stesso Romero, del resto, pare abbia avuto da ridire sul risultato finale, in quanto la Cannon in quel periodo fallì e insorsero diverse problematiche relative alla post-produzione del film, tra cui un montaggio finale non del tutto approvato dal regista. In ogni caso, rimane un solido film horror diretto con mano sicura e sorretto da una sceneggiatura rispettosa del materiale d’origine. Se a tutto questo aggiungiamo un Timothy Hutton al massimo della sua maturità artistica, ecco che abbiamo un film da recuperare assolutamente.
VOTO: 7 +
14) The Night Flier (1997)
Il volatore notturno è un racconto breve contenuto nell’antologia “Incubi e deliri” del 1993; per quel che mi riguarda è uno dei racconti migliori dell’antologia e l’esordiente Mark Pavia è riuscito a trarne una notevole riduzione cinematografica, davvero efficace e splatterosa al punto giusto. I motivi per cui questo film merita sicuramente una visione (ma direi anche un paio) sono diversi: dal sapore retrò delle sue atmosfere, molto classic horror, all’uso efficace degli effetti speciali, da un caratterista di prim’ordine come Miguel Ferrer, fino alla tensione palpabile che si avverte durante tutto il film, la quale riesce a rendere in pieno quel senso di stupore e paura che si trovano nel racconto di King (non per ripetermi, ma uno dei suoi migliori). Il tutto esplode in un finale da antologia, che vi farà venire il classico groppo alla gola per la sua malvagità implicita. Un piccolo cult da riscoprire.
VOTO: 7 e ½
13) Secret Window (2004)
“Finestra segreta, giardino segreto” è il racconto contenuto nella raccolta “Quattro dopo mezzanotte” dal quale è tratto questo film diretto da David Koepp ed interpretato da un come sempre ottimo Johnny Deep e un altrettanto strepitoso John Turturro a fargli da contraltare. La storia è molto affine a quella de “La metà oscura”, con la sola differenza che in questo caso non ci sono elementi soprannaturali bensì è la follia a farla da padrona, declinata in forme più o meno evidenti. Rispetto al racconto, la sceneggiatura di Koepp aggiunge “carne al fuoco” e amplifica gli eventi aggiungendo omicidi vari che nel racconto non ci sono, rendendo molto più thriller e meno introspettivo il tutto. Il che non è affatto un male, dato che in ogni caso il film regge e anche piuttosto bene tutta la sua durata, riuscendo a coinvolgere lo spettatore fino al colpo di scena finale. Merito di Deep e Turturro, certo, ma anche Koepp dimostra di sapere il fatto suo e di riuscire a gestire una storia che in altre mani sarebbe potuta diventare soporifera.
VOTO: 7 e ½
12) Christine, la macchina infernale (1983)
E qui i giochi cominciano a farsi seri perché – non so se ve ne rendete conto – abbiamo a che fare con due giganti dell’universo horror, John Carpenter e Stephen King. Gli anni ottanta, si sa, sono stati quelli in cui il successo di King è esploso in tutto il mondo come dinamite, arrivando a varcare i confini di tutti paesi democratici del globo terrestre. Questa riduzione cinematografica, in particolare, è forse l’unica tra tutte che si può considerare come un istant-movie, essendo uscita lo stesso anno in cui è stato pubblicato il romanzo. Il film è un mix ben riuscito tra le atmosfere Carpenteriane (musica, gestione degli spazi, attori feticcio dei suoi film) e gli intrecci alla King, pieni di pathos, rimandi alla cultura giovanile degli anni sessanta, l’amicizia, i prima amori, la scuola etc… Christine La macchina infernale, è giusto dirlo, non è tra i capolavori di King, ma rimane comunque un gran bel romanzo, sostenuto da una caratterizzazione dei personaggi ben riuscita e una storia che riesce a coinvolgere il lettore… il film di Carpenter mantiene tutte le buone qualità del romanzo e in più ci aggiunge il tocco del maestro, che al pari di King ha vissuto il suo splendore assoluto negli anni ottanta, sfornando un capolavoro dietro l’altro. Da recuperare se ancora non lo avete visto e una piacevole ripresa se – come noi – lo avete gustato in tenera età.
VOTO: 7 e ½
11) Il gioco di Gerald (2017)
VOTO: 8
10) Pet Semetary – Cimitero vivente (1989)
Ed eccoci arrivati alla Top-ten di questa classifica dei migliori film tratti da Stephen King… Gli anni ottanta, si sa, sono stati il decennio d’oro per Stephen King e questo vale anche per il cinema. Questa riduzione cinematografica del romanzo omonimo del 1983 è diretta da Mary Lambert (che dirigerà poi il seguito apocrifo) e sceneggiata dallo stesso King. Molto fedele al romanzo – tra i più pessimisti e cupi del Re – Cimitero vivente è un altro di quei film che hanno fatto storia, soprattutto per la componente orrorifica ad alto tasso di violenza ed omicidi vari, ma anche per alcuni dilemmi morali di prim’ordine che la storia di King metteva sul piatto. Gli interpreti sono tutti ottimi, gli effetti speciali all’altezza della storia e le parti spaventose altrettanto. Insomma, Pet Semetary è sicuramente un must-see che ogni appassionato Kinghiano che si rispetti deve tenere in considerazione.
VOTO: 8 +

9) Doctor Sleep (2019)
Mike Flanagan è uno di quei registi che negli ultimi vent’anni ha saputo rinnovare l’horror senza stravolgerne i canoni, ma semplicemente interpretandolo con un’autorialità di classe e un talento visivo fuori dall’ordinario, oltre che un senso del ritmo narrativo da grande scrittore (tutte le sceneggiature dei suoi lavori, si tratti di serie che di film, sono scritte da Flanagan stesso). Non stupisce quindi vedere come due tra i migliori adattamenti delle opere Kinghiane degli ulti anni, Il gioco di Gerald e questo Doctor Sleep, portino la sua firma. Ora, partiamo dal materiale di base: dopo trentacinque anni dall’uscita di Shining, nel 2013 Stephen King da alle stampe il seguito di quel capolavoro, seguendo Danny Torrance nella sua vita adulta, guidata dalla luccicanza e dai fantasmi del passato; Doctor Sleep non è un capolavoro ai livelli di Shining, ma rimane un gran bel romanzo, degno successore di un libro indimenticabile che ha fatto alla storia (grazie anche a Stanley Kubrick, ma di questo parleremo più avanti). Mike Flanagan, come suo solito, ne trae una versione per il grande schermo magnifica e rigorosa, riuscendo a rendere onore sia al romanzo scritto che allo Shining di Kubrick, attraverso citazioni sonore e visive che faranno venire più di un brivido di piacere – se non addirittura qualche lacrimuccia nostalgica – a tutti quelli che, come noi, hanno adorato sia il romanzo del 1977 che la versione d’autore del grande ed indimenticato Kubrick. Insomma, non sarà un capolavoro di storia al pari di Shining, ma questo Doctor Sleep merita di essere visto almeno una volta: ritornare all’Overlook Hotel vi farà viaggiare nel tempo come nessuna droga al mondo.
VOTO: 8 +
8) La zona morta (1983)
Dopo King-Romero e King-Carpenter, ecco a voi un’altra accoppiata vincente di campioni mondiali: King-Cronenberg, forse la più improbabile di tutte, eppure talmente riuscita nella sua stranezza da confezionare uno di quei film che hanno reso grande il decennio horror degli anni ottanta: “La zona morta”, adattamento per il grande schermo di un romanzo del ’79. Diretto da David Cronenberg ed Interpretato da un – udite udite – superbo Cristopher Walken, La zona morta è di sicuro il meno Cronenberghiano tra i film di Cronenberg, in quanto di body horror non c’è praticamente traccia, ma rimane comunque una riduzione molto valida di uno dei romanzi più riusciti del primo King. La storia è semplicemente geniale nella sua semplicità e Walken è praticamente perfetto nella parte di un professore tormentato dalle sue visioni oniriche e preveggenti, alle prese con mostri e brutture dell’America Reganiana. Un film che ha fatto storia grazie a tre degli artisti più iconici dell’ultimo quarto di secolo. Imperdibile e, soprattutto, da rivedere anche se lo conoscete già.
VOTO: 8 e ½

7) Carrie, lo sguardo di Satana (1976)
La prima volta non si scorda mai… o perlomeno è quello che si dice in giro. Nel 1974 Stephen King pubblicava il suo primo di molti romanzi, Carrie, e il suo successo editoriale fu tale che solo due anni dopo venne girato da Brian De Palma il suo adattamento cinematografico, interpretato magistralmente da Sissy Spacek e Piper Laurie (entrambe candidate all’Oscar di quell’anno per le loro performance). Brian De Palma dirige il tutto con la consueta maestria e rende perfettamente le atmosfere del romanzo, una storia di bullismo scolastico, telecinesi, adolescenza e rabbia repressa, rendendo pienamente onore al lavoro di King. Uno dei migliori horror degli anni settanta.
VOTO: 8 e ½
6) Misery non deve morire (1990)
Diretto da Rob Reiner, che solo quattro anni prima aveva diretto un altro mezzo capolavoro tratto da un racconto di Stephen King, “Stand by me”, Misery non deve morire è di sicuro un altro tassello di fondamentale importanza nella costruzione del mito cinematografico di King e delle sue opere, collocandosi fra i film più iconici a cavallo tra anni ottanta e novanta, ancora vivo nell’immaginario collettivo di chi ha vissuto quei decenni. Il romanzo è del resto uno dei più famosi e riusciti del Re e le interpretazioni di James Caan e Kathy Bates sono praticamente da manuale; vi basti pensare che quest’ultima ha pure vinto l’Oscar per l’interpretazione dell’infermiera psicopatica Annie Wilkes e probabilmente (un po’ come il Jack Nicholson di Shining) sarà ricordata in eterno proprio per questa interpretazione, nonostante sia un’attrice di primo livello e con diversi altri ruoli importanti da vantare nel suo portfolio. Rob Reiner dirige con mano sicura un film e una storia indimenticabili, tra le più belle mai scritte da King.
VOTO: 8 e ½
5) IT capitolo 1 e capitolo 2 (2017-2019)
Reduce dal successo del suo horror d’esordio “La madre” (2013) Andy Muschietti dirige questo adattamento cinematografico del romanzo forse più iconico di King, IT, del quale era stato già tratto un film per la televisione in due parti, con protagonista Tim Curry, nel 1990. Ora, già tradurre in immagini IT è di per sé un compito che farebbe tremare i polsi a qualsiasi regista, se poi consideriamo in aggiunta l’adattamento televisivo di Tommy Lee Wallace ad inizio anni novanta, che per quanto ingenuo fosse (in particolare se si considerano effetti speciali e la regia di stampo televisivo) è rimasto nel cuore a moltissimi appassionati horror, ecco che il rischio di fare il passo più lungo della gamba era tangibile e neppure troppo remoto. Però Andy Muschietti è riuscito nell’impresa, nessun dubbio a proposito. La sua versione cinematografica del capolavoro indiscusso di King è quanto di meglio si potesse fare per rendergli onore: gli effetti speciali e visivi sono semplicemente perfetti, alcune scene genuinamente terrificanti, la sceneggiatura altrettanto rigorosa; in generale per il suo rigore filologico si può tranquillamente accostare, senza rischiare il sacrilegio, al lavoro che Peter Jackson ha svolto con il Signore degli anelli. Naturalmente, non era possibile ricreare l’intreccio Kinghiano del romanzo, fatto di continui salti temporali, ellissi, flashback e flashforward, perché ciò avrebbe significato dover fare un unico lungo film di 5 ore, e quindi è giusto che si sia optato per la versione in due parti dalle distinte fasi temporali, come nella versione del 1990; e naturalmente non si può, con tutto il rispetto, paragonare IT a il Signore degli anelli: io stesso non lo considero il romanzo migliore di King, anche se in molti lo pensano. Però è tra i suoi capolavori, questo è fuori di dubbio, e i due film di Muschietti ne sono una rilettura cinematografica ineccepibile.
VOTO: 9
4) Le ali della libertà (1994)
The Shawshank redemption è uno dei quattro racconti dell’antologia capolavoro di King “Stagioni diverse” e così come “Il corpo”, dal quale è stato tratto Stand by me, non è un racconto horror, bensì una novella carceraria i cui temi principali sono quelli dell’amicizia, della giustizia e del riscatto morale e personale. Diretto da Frank Darabont, il quale riesce a cogliere in pieno tutte le sfumature del racconto di King, ed interpretato da una manciata di attori in stato di grazia – Morgan Freeman e Tim Robbins sono superlativi, ma non sono da meno i caratteristi di contorno, tra i quali un sempre ottimo Clancy Brown, che come al solito non sbaglia mai le parti di cattivo. Le storie carcerarie, dopo quelle dell’orrore, sono quelle che a King riescono meglio e questo “Le ali della libertà” non fa eccezione. Darabont, che in seguito saprà fare anche di meglio con “il Miglio verde”, ma soprattutto con “The Mist”, gira un film praticamente perfetto nella sua semplicità, privo di sbavature e dal piglio classico. Non poteva assolutamente mancare in questa classifica dei migliori film tratti da Stephen King e il quarto posto è assolutamente meritato.
VOTO: 9
3) Il miglio verde (1999)
Tratto da un romanzo originariamente pubblicato a puntate nel 1996 e solo in seguito in forma intera, Il miglio verde è una di quelle storie che probabilmente renderanno King immortale nei secoli a venire. Non che sia l’unica, intendiamoci… King era già diventato un classico probabilmente fin dal suo primo romanzo, Carrie, e sarebbe difficile, se non impossibile, scegliere uno solo dei suoi capolavori come opera più rappresentativa del maestro… voglio dire, abbiamo IT, Le notti di Salem, Misery, Stand by Me (Il corpo), Le ali della libertà (The shawshank redemption), The mist. Insomma, prendete un qualsiasi romanzo o racconto di King e troverete almeno una persona – se non migliaia – che lo reputa la storia perfetta, quella che metterebbe in una capsula del tempo per far scoprire la grandezza del Re alle generazioni future. Però la storia de “Il miglio verde”, così come la sua riduzione cinematografica del 1999 ad opera di Frank Darabont, è semplicemente perfetta e penso che nessuno abbia a che ridire su questo. Per quanto riguarda il film che ne è stato tratto ci sono innanzitutto da segnalare le indimenticabili interpretazioni di Tom Hanks e dell’immenso (letteralmente) Michael Clarke, che da sole valgono l’intero biglietto del film; vi è poi la regia impeccabile di Frank Darabont, che con “Le ali della libertà” aveva già dimostrato di saper trattare l’opera Kinghiana con professionalità e soprattutto devozione. Insomma, non voglio usare la parola capolavoro, ma di sicuro un filmone di quelli che ogni tanto fa piacere rivedere. Tra le altre cose, candidato come miglior film e miglior sceneggiatura non originale agli Oscar 2000: un pezzo di storia del cinema contemporaneo.
Voto: 9

3) Stand by me (1986)
VOTO: 9
2) The Mist (2007)
Terzo film tratto da un’opera Kinghiana diretto da Frank Darabont e – per quel che mi riguarda – il suo migliore. So che molti di voi storceranno il naso, dato che “Il Miglio verde” è rimasto nel cuore a tantissime persone, ma questa versione del racconto lungo contenuto nella raccolta “Scheletri” è a mio parere una delle trasposizioni cinematografiche migliori mai fatte in questo nuovo millennio. I motivi sono molti: da un fantastico Thomas Jane, praticamente perfetto per il suo ruolo, ad una storia che è tra le più spaventose e vicine all’universo Lovecraftiano di King. The Mist è un film horror coi controcazzi, dalle atmosfere lugubri e minacciose, girato con maestria, senso del ritmo e della tensione; e come se non bastasse tutto questo, ha dalla sua uno dei finali più cupi e disperati mai visti in una produzione ad alto budget, talmente coraggioso da rasentare la follia. Da vedere e rivedere.
VOTO: 9 e 1/2

1) Shining (1980)
Signori e signori, abbiamo il vincitore! Stephen King è sempre stato molto critico nei confronti di Stanley Kubrick e del suo adattamento cinematografico di The Shining, il suo romanzo del 1976. Del resto anche i più bravi ogni tanto sbagliano. Perché tra i migliori film tratti da Stephen King non poteva esserci che un solo vincitore: il capolavoro di Kubrik del 1980, ovvero Shining.
Il punto è che il film di Kubrick è l’ennesimo tassello di perfezione nella carriera di un cineasta che definire magnifica è a dir poco riduttivo. Non c’è una singola inquadratura di Shining, non un solo passaggio nella sceneggiatura che non possa essere preso ad esempio per scrivere un saggio sul cinema moderno. Ci sono decine di scene memorabili, in Shining, a partire dall’intro spettacolare e suggestiva, passando per il bagno di sangue dell’ascensore, le gemelle, la stanza 217, i corridoi girati col triciclo… mentre sto scrivendo ho come un brivido di piacere dietro al collo al solo ripensarci… un capolavoro del genere si può solo ammirare e contemplare come un’opera d’arte in un museo. Per non parlare poi di una manciata di interpreti a dir poco strepitosi, su cui svetta il ghigno satanico di un Jack Nicholson nel ruolo iconico per il quale sarà ricordato nei secoli a venire. Insomma, Shining è il classico esempio di come il tutto sia maggiore della somma delle parti. Capolavoro, senza se e senza ma.
VOTO: 10
Una risposta a “I migliori film tratti da Stephen King: la classifica”
[…] non è forse del tutto originale, e ci sono diversi elementi che riportano alla mente il maestro Stephen King e alcuni dei suoi lavori più belli (Le notti di Salem, It, Misery non deve morire etc.) però a […]